mercoledì 7 ottobre 2009

Notte e Risveglio dell'Uomo Solo (1995)


Notte.
Piove. L'Uomo Solo si spinge contro un vento freddo e i suoi pensieri volano, tutti, insieme al lungo cappotto grigio. Brucia sulle labbra veleno, effimero anestetico per l'anima e un dolore troppo vecchio per esserne assuefatto. Corre, l'Uomo Solo, gli occhiali carichi di pioggia ed il cappotto, drappeggiato di malinconia, fa male al cuore e a chi guarda.
Dicono sia bello, l'Uomo Solo, ma lo sguardo è vuoto, non comunica l'emozione dei momenti, a volte mette in soggezione. Eppure l'Uomo Solo ama, ne è consapevole e lo vuole. Pochi lo sanno, sono quelli che aprendo una porta del suo cuore, hanno speso qualche attimo per guardarci dentro e non vedere solo in superficie, ma per capire cosa si nasconde in fondo a quel raziocinio esasperato, quel non lasciare niente al caso che, a volte, fa paura. La verità è più semplice, perché l'Uomo Solo vive gli attimi, è conscio di non conoscere il Futuro, non crede agli oroscopi e sa perfettamente che sta sulla Terra di passaggio: così organizza la sua vita per quello che non può.
L'Uomo Solo adesso si è fermato a rifiatare e, di colpo, s'accorge di stare sotto ad una pensilina usata negli anni per dare appuntamento a qualche ragazza in cui credeva; nel silenzio di scrosci di pioggia ritrova allora, ogni donna che ha amato e con ognuna, per un magico istante, l'Uomo Solo torna a far l'amore: quanto ha amato per essere amato e chissà quanto amore saprà dare ancora…

Con i pensieri più dolci che oramai ha perduto, senza capirlo, l'Uomo Solo ha ripreso a camminare nel vento e nella pioggia della notte del suo compleanno, giunto con la nebbia alla porta di casa, spinto da un debole riflesso, lascia cadere la chiave e, aggrappandosi forte al cuore, torna sui suoi passi: piove ancora più forte ma il vento è cessato, non è ancora l'ora di sognare e l'Uomo Solo riprende il cammino, stretto nel cappotto fradicio, cercando ancora un motivo docile per quel suo continuare a vivere di Raziocinio ed Illusione.

Era già buio quando venne giorno ed il principio e la fine giocavano al rovescio per non far capire che cosa finiva o cosa andava ad incominciare.
L'Uomo Solo faticò a disancorarsi dal torpore triste di un sogno per produrre una gioia in ogni caso destinata a contornarsi di malinconia, poiché la memoria è un guaio se passa prima dal cuore ed il coro del vento aiuta ad inumidire lo sguardo ed instradarlo verso il Cielo: di nuovo c'è solo ciò che abbiamo dimenticato.
Provò a guardarsi intorno e vide che c'erano ancora tutti: quelli che riflettono e gli impulsivi, quelli che ogni tanto si isolano, quelli frastornati e quelli che sperano, quelli che non sanno sorridere mai e quelli che sanno fare solo quello. Quelli che non fanno altro che piangersi addosso. Quelli che perdono e quelli che vincono, quelli che non sanno dove e cosa sono. Questa è la sua gente quella che fa sentire l'Uomo Solo ancora più solo. Le parole della gente sono le piccole cose, sempre dimenticate, da chi vuol dare in ogni momento un giudizio degli attimi.
Così toccherà a lui, Uomo Solo, non soffrire troppo del male del ritorno, quel non ritrovarsi più, che piano ci fa sentire estranei ovunque noi siamo e ci fa tornare indietro.
L'Uomo Solo sa che il destino non lancia messaggi né manda araldi perché è troppo saggio per farlo, ma l'Uomo Solo sa anche di essere in debito con il destino, così che ogni volta potrà ricordarglielo, finché non provvederà.

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