Piove. L'Uomo Solo si spinge contro un vento freddo e i suoi pensieri volano, tutti, insieme al lungo cappotto grigio. Brucia sulle labbra veleno, effimero anestetico per l'anima e un dolore troppo vecchio per esserne assuefatto. Corre, l'Uomo Solo, gli occhiali carichi di pioggia ed il cappotto, drappeggiato di malinconia, fa male al cuore e a chi guarda.
Dicono sia bello, l'Uomo Solo, ma lo sguardo è vuoto, non comunica l'emozione dei momenti, a volte mette in soggezione. Eppure l'Uomo Solo ama, ne è consapevole e lo vuole. Pochi lo sanno, sono quelli che aprendo una porta del suo cuore, hanno speso qualche attimo per guardarci dentro e non vedere solo in superficie, ma per capire cosa si nasconde in fondo a quel raziocinio esasperato, quel non lasciare niente al caso che, a volte, fa paura. La verità è più semplice, perché l'Uomo Solo vive gli attimi, è conscio di non conoscere il Futuro, non crede agli oroscopi e sa perfettamente che sta sulla Terra di passaggio: così organizza la sua vita per quello che non può.
Con i pensieri più dolci che oramai ha perduto, senza capirlo, l'Uomo Solo ha ripreso a camminare nel vento e nella pioggia della notte del suo compleanno, giunto con la nebbia alla porta di casa, spinto da un debole riflesso, lascia cadere la chiave e, aggrappandosi forte al cuore, torna sui suoi passi: piove ancora più forte ma il vento è cessato, non è ancora l'ora di sognare e l'Uomo Solo riprende il cammino, stretto nel cappotto fradicio, cercando ancora un motivo docile per quel suo continuare a vivere di Raziocinio ed Illusione.
Era già buio quando venne giorno ed il principio e la fine giocavano al rovescio per non far capire che cosa finiva o cosa andava ad incominciare.